"In tempi di menzogna universale, dire la verità è già un atto rivoluzionario"

(Georges Orwell)

giovedì 19 marzo 2020


1 Marzo 1968- Roma, Battaglia di Valle Giulia, nelle prime file militanti di Avanguardia Nazionale "Nella foto si riconoscono diversi militanti della Caravella tra cui tre dei dieci consiglieri dell'Orur, (1) Maurizio Giorgi, (2) Guido Paglia, (3) Franco Papitto, (4) Stefano Delle Chiaie. (5) Ugo Gaudenzi, (6) Stefano Bettini, (7) Adriano Tilgher, (8) Roberto Palotto, (9) Adriano Mulas, (10) Mario Merlino, (11) Tonino Fiore 


1 Marzo 1968
E’ una giornata primaverile. A Piazza di spagna ci siamo tutti. L’ accordo è fatto : i compagni non portano né alzano bandiere rosse. Caravella non alza simboli o bandiere. Il nostro diritto a partecipare è sancito senza prevaricazioni di sorta. Anche gli slogan devono essere quelli e solo quelli : “Castro, Mao, HO Chi Min” per loro, “ Fascismo, Europa, Rivoluzione” per noi, “Che-Che-Guevara” per chi piace.
Al PCI tutto questo non piace.(1)
Gli attivisti cinesi bloccano chi tenta slogan provocatori, Caravella fa altrettanto. Sandro Saccucci futuro deputato, viene zittito pesantemente da un camerata quando, preso da improvviso “raptus” grida : morte ai rossi”.
Gli attivisti del PCI, guidati dal responsabile della federazione romana Trivelli, cercano di dirottare il corteo, di oltre quattromila persone, verso il centro. Li seguiranno in pochi : è la crisi, dopo poco la Federazione Giovanile Comunista sarà costretta a sciogliersi per infiltrare tutti i suoi rimanenti quadri nel Movimento Studentesco e tentare di monopolizzarlo.
Il grosso del corteo giunge a Valle Giulia, la polizia, che presidia la facoltà, carica. Questa volta gli studenti non fuggono. Dà loro entusiasmo la forza attivistica della Caravella. Sandro un camerata dei Castelli, oggi funzionario in un ente di stato, viene ferito ad un occhio da un sasso lanciato dai poliziotti. Lo soccorre una compagna : tra i due, poi, nascerà una storia d’amore.
I giovani entusiasti perché la polizia è fuggita, entrano nelle facoltà; è un errore che la Caravella non commette.
I rinforzi di celere e carabinieri schiacceranno e picchieranno selvaggiamente questi giovani, mentre tutto intorno a Valle Giulia proseguono sconti cruenti, dove i giovani fascisti si distinguono per la loro generosità. Anche le donne dei “cinesi” si buttano nella mischia con coraggio spronando a gran voce i propri compagni a non restare indietro.
Molti episodi meriterebbero di essere ricordati.
Il camerata Tizio che picchia contemporaneamente un carabiniere ed un compagno che voleva impedirglielo: il camerata Caio che ferma un gruppo urlante di giovani scatenati per consentire a due carabinieri giovanissimi, con le mani alzate, tremanti ed impauriti, di ritirarsi senza danni; altri camerati che a mani nude, afferrano i fumogeni lanciati dalla polizia e li rilanciano a braccia. La celere tenta a più riprese attacchi con tutti i suoi mezzi: ma la natura dei luoghi e la compattezza giovanile riescono ad avere la meglio ed a respingere i vari tentativi.
E’ una giornata d’ autentica battaglia e di vittoria per le nostre tesi: non limitarsi a rivendicazioni “sindacali” nell’ Università, ma uscire dall’ Università per contestare il sistema. Sarà questa scelta a meritarci il titolo di “provocatori”.
Il periodico di sinistra “Quindici”, qualche tempo dopo, pubblicherà un poster gigante che sarà sui muri delle stanze della maggioranza dei giovani del 68 : il suo titolo è “La Battaglia di Valle Giulia”
I volti che vi si riconoscono sono volti noti: sono i giovani della Caravella : Adriano Tilgher, Antonio Fiore, Guido Paglia, Stefano delle Chiaie, Mario Merlino, Maurizio Giorgi, Pierfranco Di Giovanni, Roberto Paolotto, Roberto Raschetti, Domenico Pilolli…..
A chiusura della cronaca di quella giornata e giusto rileggere le dichiarazioni dell’ epoca di due giovani della Caravella, tratte dall’ Orologio del 15/03/1968: “ In un primo momento ci facevamo sotto solo noi. I comunisti se ne stavano sulle gradinate a gridare : “polizia fascista”. Noi gli gridavamo vigliacchi, fatevi sotto! Borghesi!. Allora i cinesi hanno cominciato a muoversi. Poi anche i comunisti hanno presso qualche manganellata e così hanno perso la testa. Me lo immagino il loro stato d’ animo. Si facevano sotto per puntiglio, per non rimanere dietro a noi. Una pena indescrivibile. A ripensarci mi viene da ridere. Ci facemmo sotto insieme ai comunisti, ma loro gridavano “polizia fascista!” noi cantavamo “all’ armi!”. Nei m omenti di tregua allungavo qualche sveglia a quelli che stavano a gridare : “polizia fascista”.

(1)Scrive l’ Orologio del 15/03/1968 a pag. 8 “ alle Botteghe Oscure regnava una costernazione non minore. I dirigenti della federazione giovanile venivano duramente rimproverati da Paietta e Valori per “essersi lasciati strumentalizzare dai fascisti”…..Due giorni dopo infatti, i comunisti inscenarono una dimostrazione nella stessa Valle Giulia. Nel corso di tale manifestazione si deploravano gli incidenti del venerdì che venivano attribuiti ai “picchiatori fascisti”.

DAL LIBRO “A VALLE GIULIA”
Pag. 15-16-17
EDIZIONI PUBLICONDOR

APRILE 1967
ROMA UNIVERSITA' "SAPIENZA" VIALE REGINA MARGHERITA
IN PRIMA FILA FLAVIO CAMPO








Dopo che, nel mese di febbraio 1968, la facoltà era stata sede di numerose iniziative politiche, molte delle quali coordinate da docenti dello stesso ateneo, ed essendosi giunti all'occupazione della facoltà da parte degli studenti, il 29 febbraio la stessa era stata sgomberata dalla polizia, chiamata dal rettore Pietro Agostino D'Avack, e restava presidiata.
Il 1º marzo 1968, un venerdì pieno di sole, circa 4000 persone si radunarono in Piazza di Spagna. Da lì il corteo si divise in due: una parte mosse verso la città universitaria, mentre la maggioranza degli studenti si diresse verso Valle Giulia con l'intento di occupare la facoltà precedentemente sgombrata dalla polizia. Giunti sul posto, gli studenti fronteggiarono un imponente cordone di forze dell'ordine. Un piccolo gruppo di poliziotti, staccatosi dalla fila, prese uno studente e iniziò a picchiarlo; la reazione degli studenti fu immediata e iniziò un lancio di sassi ed altri oggetti contundenti.
Solo gli ufficiali di presidio disponevano di armi cariche (la versione istituzionale affermò che ciò fu ordinato gerarchicamente per evitare il degenerare della situazione che si prevedeva incandescente, mentre "radio caserma" affermò - ripresa da fonti giornalistiche della destra estrema - che questa era una condizione ordinaria delle forze di polizia, dovuta alla carenza di fondi per l'acquisto delle munizioni). Gli scontri presto degenerarono in tutta l'area universitaria e, sorprendentemente, gli studenti mostrarono di essere in grado di reggere l'urto con le cariche della polizia, a differenza di quanto era accaduto in altri scontri accaduti nei mesi precedenti. A guidare l'attacco contro la polizia furono gli esponenti del movimento Avanguardia Nazionale, guidati da Stefano Delle Chiaie. Avanguardia Nazionale era inoltre supportata da alcuni esponenti del FUAN e del MSI.. Tra i partecipanti agli scontri di Valle Giulia vicini al movimento studentesco ritroviamo molte figure che avranno in seguito percorsi tra i più svariati: il regista Paolo Pietrangeli (che all'episodio dedicò la famosa canzone "Valle Giulia" divenuta un simbolo del movimento sessantottino), Giuliano Ferrara (che rimase ferito), Paolo Liguori, Aldo Brandirali, Ernesto Galli della Loggia, Oreste Scalzone. 
Al termine degli scontri i fascisti guidati da Delle Chiaie e il FUAN occuparono la facoltà di Giurisprudenza, mentre gli studenti di sinistra occuparono Lettere. Si registrarono 148 feriti tra le forze dell'ordine e 478 tra gli studenti. Ci furono 4 arrestati e 228 fermati. Otto automezzi della polizia furono incendiati. Cinque pistole furono sottratte agli agenti.
Da questo momento si creò una frattura tra i giovani di destra e il MSI che per bocca del segretario Arturo Michelini sconfessò i propri militanti: "A chi avesse per caso delle perplessità a questo proposito, diciamo francamente che non ha capito che cosa significa militare nel MSI". La crisi, tutta interna alla destra, raggiunse l'apice il 17 marzo quando i Volontari Nazionali, inviati da Michelini e guidati da Giorgio Almirante e Massimo Anderson si recarono presso l'Università occupata. Il tentativo di coinvolgere gli studenti di destra arroccati nella Facoltà di Giurisprudenza non ebbe effetto, anzi alcuni militanti missini defezionarono quando ne constatarono la presenza all'interno della facoltà occupata. Il
successivo tentativo, effettuato dai Volontari Nazionali, di penetrare all'interno di Lettere provocò duri scontri con gli studenti. Notando gli scontri gli studenti di Avanguardia Nazionale guidati da Delle Chiaie uscirono dalla facoltà di Legge e si disposero sui gradini del Rettorato. Ad essi si aggiusero anche i militanti del FUAN.

« Volevamo in questo modo manifestare la nostra estraneità a quell'iniziativa e non partecipare agli scontri. In effetti non me la sentivo di schierarmi con nessuno dei due contendenti, mentre Primula Goliardica andò a Lettere a difendere i comunisti. E anzi furono i suoi militanti a sostenere il primo assalto. »

(Stefano Delle Chiaie.)

I missini furono rapidamente respinti dagli studenti, rafforzati dall'arrivo di attivisti comunisti, e furono costretti a ritirarsi rifugiandosi all'interno di Giurisprudenza. Fu travolta anche la squadra di Giulio Caradonna che era arrivata nel frattempo e che si rifugiò anch'essa dentro Giurisprudenza. A questo punto furono coinvolti anche gli studenti del FUAN che, rimasti estranei agli scontri, si barricarono nella Facoltà.

La componente neofascista della contestazione si allontanò dal movimento studentesco in seguito ai fatti di Valle Giulia, nel corso dell'assalto della facoltà di Lettere dell'Università La Sapienza del 16 marzo da parte di un gruppo di militanti del Movimento Sociale Italiano










Roma 1968
Almirante viene aggredito da alcuni studenti all’Università La Sapienza